Attraverso la mitologia si propone di far conoscere ai bambini gli animali sia in una veste fantastica che in una veste scientifica per sollecitare i loro bisogni esplorativi e le loro possibilità cognitive.
Un giorno Ulisse e i suoi marinai arrivarono in uno stretto tra scogliere ripidissime, dove presto sentirono un fragore spaventoso. Era risaputo che nello stretto c'era un vortice gigantesco, chiamato Cariddi, che risucchiava le navi trascinandole in fondo al mare. "Remate piu' svelti che potete", gridò Odisseo. "Tenete duro, forza." Intanto, al timone, lui manovrava in modo da avvicinare la nave il piu' possibile alla scogliera ed evitare il pericolo. I marinai remavano tenendo gli occhi fissi sul vortice e per questo non si accorsero di Scilla, il mostro a sei teste che viveva in una caverna sulla scogliera opposta. All'improvviso il mostro spalanco' le fauci e afferro' sei marinai. I poveretti urlavano terrorizzati, ma vennero inghiottiti dal mostro. "Continuate a remare", ordino' Odisseo e presto la nave usci' dallo stretto, scampando sia alle grinfie di Scilla che al vortice di Cariddi, e la vela si gonfio' di vento.
Da dieci anni ormai i greci assediano la città di Troia. Esausti, su proposta di uno dei capi, l'astuto Ulisse, decidono di prenderla con l'inganno. Costruiscono allora un enorme cavallo di legno, grande come un monte, e fanno circolare la voce che sia un voto fatto agli dei per propiziarsi il ritorno in patria. Ma in segreto rinchiudono nel gigantesco ventre del cavallo uomini armati. Di fronte a Troia c'è un'isoletta. Dietro si nascondono le navi dei greci ingannatori mentre i troiani pensano che, stanchi di guerre, essi se ne siano fuggiti in patria. Allora, tutta la città si scioglie in canti e grida di gioia: si aprono le porte e cittadini festanti circondano il cavallo. Tra le siepi viene catturato un greco: ha le mani legate. È stato lasciato apposta dai compagni per persuadere meglio i troiani ad accogliere in città il cavallo e ci riesce bene, il furbo greco, a persuaderli! Allora tutti i troiani si mettono all'opera: adattano ruote sotto le zampe del cavallo e gli gettano al collo corde di canapa. Il grande cavallo entra in città carico d'armati. Scende la notte sui troiani che dormono dopo la festa sdraiati lungo le mura. Intanto dall'isola partono le navi greche; col favore del vento e dell'oscurità giungono presto a riva. In città il greco traditore apre il ventre capace del cavallo e ne escono tutti i capi e i soldati che vi erano nascosti. E via attraverso la città addormentata.. nel vino. Uccidono le guardie, spalancano le porte a quelli venuti dal mare; le schiere dei greci si uniscono per la battaglia. I primi incendi si alzano lividi dalla città. L'antica città finalmente cade nelle mani predatrici dei greci e viene distrutta.
Dopo aver affrontato Gerione e i centurioni, Ercole riceve l’ordine da Euristeo di catturare Cerbero, cane infernale, figlio di Echidna e Tifone, Cerbero inoltre è anche fratello del leone di Nemea, dell’Idra di Lerna e del cane Ortro; i mostri che Ercole, durante le sue fatiche, aveva già affrontato. Prima di fare questo, però, secondo alcune fonti, Ercole dovette purificarsi, perché le sue mani erano colpevoli del massacro dei centauri. Quando Ercole scese agli inferi fu accompagnato da due dei: Atena ed Ermes; egli, secondo alcune fonti, entrò nell’Aldilà attraverso capo Tenaro. Egli spaventò Caronte al punto che egli lo traghettò al di là dello Stige disobbedendo agli ordini di Ade e successivamente fu punito per questo. Dopo alcuni incontri che lo sottopongono a diverse prove, Ercole incontra infine Ade che gli permette di portare via Cerbero a patto di non usare armi per catturarlo Ercole quasi strangola il cane mostruoso che si arrende e viene condotto fuori dagli inferi. Quando Ercole arriva ad Argo, Euristeo alla vista del mostro si nasconde in un otre come aveva già fatto in altre occasioni e ordina di riportare il cane negli Inferi. Poi, fatto un sacrificio, Euristeo offre ad Ercole la porzione destinata agli schiavi, riservando la parte migliore alla sua gente; per vendetta Ercole uccise i suoi figli.