mercoledì 25 aprile 2012

Il pomo della discordia e il giudizio di Paride

Doveva essere un giorno felice. Si celebravano le nozze di una dea del mare, Teti, con un uomo bellissimo, Peleo, e tutti gli dei erano venuti a festeggiare gli sposi portando loro una grande quantità di doni.
Volevano starsene tutti in pace e contenti; perciò al banchetto non era stata invitata Eris, l’imbronciata dea della discordia.
Se compariva lei scoppiavano litigi furiosi e più nessuno aveva voglia di ridere e scherzare.
Ma quella guastafeste riuscì ugualmente a rovinare ogni cosa. Nel bel mezzo del pranzo arrivò di corsa e fece rotolare sulla tavola una mela d’oro. Poi, ridendo malignamente, scappò via.
Tutti – dei e dee – cercarono di afferrare la mela preziosa, se la strappavano di mano l’un l’altro, gridavano, litigavano.
– Attenzione! – gridò a un certo punto qualcuno – Sul pomo c’è una scritta.
– Cosa?
– Avanti, qualcuno legga cosa c’è scritto.
– C’è scritto: “Alla più bella”.
Allora Era, Atena e Afrodite si buttarono sulla mela d’oro.
– A me, a me – gridavano dandosi gomitate e spintoni.
– Spetta a me la mela d’oro. Sono io la più bella! – strillavano furiose pestandosi i piedi.
– Sia Zeus, il padre di noi tutti, a decidere chi tra voi tre meriti il pomo d’oro – proposero gli altri dei.
– Non voglio essere io arbitro tra voi, perché voglio bene a tutte e tre e, se fosse possibile, vorrei vedervi tutte e tre vincitrici ma il pomo è uno solo, perciò una sola può ricevere il premio di bellezza.
È meglio allora che il figliolo del re di Troia che è molto bello e si intendi assai delle cose d’amore, giudichi tra queste dee qual è bellissima”.
La prescelta avrà il pomo.
Paride allora disse: queste tre dee sono tutte ugualmente bellissime non so chi scegliere.
Allora Era gli si avvicinò e disse: – O Pàride, principe di Troia, se giudicherai me la più bella, ti renderò ricco più di qualsiasi altro uomo sulla terra.
Dopo Era parlò Atena: – Guardami, e sappi che se darai a me la mela d’oro io ti renderò un guerriero invincibile, il più forte, ma anche il più saggio, di tutti gli uomini.


Fu quindi la volta di Afrodite, che soavemente sussurrò: – Ascoltami, bel giovane, se darai a me il pomo della vittoria, io ti darò in moglie la più bella donna del mondo: Elena di Sparta, che è figlia di Leda e di Zeus
.– Me lo giuri? – gridò Paride.
– Certo che sì.
Afrodite giurò e Pàride le consegnò il pomo prezioso ma in questo modo si attirò l’odio delle altre dee, che si allontanarono complottando la rovina della sua città: Troia.
Tempo dopo Pàride ottenne dal padre di essere inviato come ambasciatore a Sparta, dove regnavano Menelao ed Elena.
Il principe di Troia fu accolto con tutti gli onori da Menelao, Elena, allora, mise il suo vestito più bello e andò incontro all’ospite.
Quando la bella donna entrò nella sala del banchetto, a Pàride sembrò di vedere una dea. Non poteva staccare gli occhi da lei e ogni suo sorriso lo riempiva di felicità.
– Non potrò mai amare altra donna che questa – pensava – e non avrò pace finché non la farò mia sposa.
È questa la donna che Afrodite ha promesso di darmi e l’avrò.
La porterò con me a Troia e sarò felice con lei, per sempre.
Elena era affascinata dalla bellezza, dalla gentilezza del giovane principe straniero, era già innamorata.

Prima che la luce dell’alba scivolasse nella stanza, Elena aveva preso la sua decisione: quella notte stessa avrebbe raggiunto Pàride nella sua nave e sarebbe fuggita con lui.

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