− Ercole, ho deciso che devi fare una grande impresa.
− Bene − disse Ercole, a cui piacevano molto le grandi imprese − Cosa devo fare?
− Devi andare a prendere i famosi pomi d’oro − disse re Euristeo.
− E dove sono i famosi pomi d’oro? − chiese Ercole.
− Nel giardino delle Esperidi, laggiù all’estremo Occidente.
− Vado − disse Ercole, e partì.
Cammina cammina, dopo un lungo viaggio arrivò a Occidente, e cominciò a chiedere: − Dov’è il giardino delle Esperidi?
− Più avanti − gli rispondeva uno.
Ercole andava avanti.
− Dov’è il giardino delle Esperidi? − chiedeva a un altro.
− Più avanti − gli rispondeva l’altro.
Ercole andò più avanti, fin quando trovò un gigante, che reggeva il cielo sulle spalle. Non poteva lasciarlo cadere, perché se l’avesse fatto il mondo intero sarebbe stato distrutto.
− Salve − gli disse Ercole − Io sono Ercole. Tu come ti chiami?
− Atlante − rispose il gigante con il cielo sulle spalle.
− Dov’è il giardino delle Esperidi?
− Qui vicino. Perché me lo chiedi?
− Per entrarci, prendere i famosi pomi d’oro, e portarli a re Euristeo − rispose Ercole.
− Ma non sai, Ercole, che chi entra in quel giardino non può più uscirne? − disse Atlante. − Solo io, che sono un gigante, potrei andarci, e poi uscirne sano e salvo.
− E allora, come facciamo? − chiese Ercole.
− Facciamo così − propose Atlante. − Reggi tu il cielo sulle spalle, per un pochino, mentre io vado, prendo i famosi pomi d’oro, torno, e te li do.
Ercole accettò, e prese il cielo sulle spalle.
Atlante andò nel giardino, prese i famosi pomi d’oro, e tornò.
Però disse: − Sai, Ercole, ho pensato una cosa.
− Che cos’hai pensato, Atlante?
− Ho pensato che, siccome sono stanco di starmene sempre qui con il cielo sulle spalle, andrò io a portare i famosi pomi d’oro a Euristeo. Tu rimani qui con il cielo sulle spalle, finché io non tornerò.
− E quando tornerai? − chiese Ercole.
− Di preciso non lo so, prima o poi ritornerò − disse Atlante.
Ercole, come sappiamo, era fortissimo e non particolarmente furbo, ma anche se non era particolarmente furbo capì che Atlante lo avrebbe lasciato lì per chissà quanto tempo.
Allora disse: − Va bene, Atlante, accetto la tua proposta. Però, per favore, prima di partire, reggi per un attimo il cielo, finché trovo un cuscino da mettere sulle spalle, in modo da poter portare il peso più comodamente.
Atlante, per essere gentile, prese il cielo sulle spalle.
− Marameo, me ne vado da Euristeo! − gli disse Ercole, appena fu libero. Prese i famosi pomi d’oro, e partì per il ritorno.
E Atlante rimase là, con il cielo sulle spalle, brontolando contro la sua ingenuità.
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